Il Maya X si presenta ben rifinito e con una qualità strutturale simile a quella del fratello Maya. Sebbene di dimensioni maggiori, Lamzu è riuscita ad ottimizzarne la struttura in modo da contenere il peso a soli 47 grammi, soltanto due in più della sua variante più piccola. Paragonabile anche la robustezza complessiva, dove si osservano gli stessi pregi e difetti: se i fianchi si presentano robusti, la base invece flette leggermente verso l’interno attivando i tasti principali quando sottoposta a forti – e del tutto innaturali – pressioni. Non si tratta comunque di una vulnerabilità, poiché non penalizza in alcun modo le prestazioni o la durabilità del prodotto. Come la sua variante più piccola, il Maya X è un mouse di dimensioni medie e forme che puntano alla massima versatilità della presa. Questi aspetti diventano determinanti quando si mette a confronto con il Logitech G PRO X Superlight 2 o il Razer Viper V3 Pro, due dei mouse a cui il design del Lamzu si avvicina di più: alcune piccole variazioni della forma ma soprattutto le sue dimensioni di poco inferiori, garantiscono una migliore usabilità anche ad utenti con mani medie. Per questa categoria di videogiocatori non sarà però facile scegliere tra Maya e Maya X. Nel mio caso ad esempio, con mani medie (18×9.5cm), oggi continuo ad utilizzarli entrambi, il più piccolo per le attività d’ufficio con una presa più comoda e rilassata che potrei definire una ibrida Fingertip-Claw, mentre il più grande per le sessioni di gaming con una presa più stretta di tipo Claw/Relaxed Claw. Se anche la vostra mano è di dimensioni medie, il consiglio è, in questo caso, di quelli banali: provateli entrambi per capire quale dei due si adatta meglio alle peculiarità della vostra mano e della vostra presa.
Se le prestazioni del Maya erano già convincenti, Maya X compie un ulteriore passo in avanti con l’implementazione delle più recenti tecnologie hardware, come l’ultimo sensore ottico sviluppato da PixArt da 30.000 CPI (PAW-3950), una MCU configurata per un Polling Rate massimo di 8000Hz e switch ottici Omron. Il click dei tasti principali è eccezionale, con una durezza media ed una tattilità marcata che unita ad un pre-travel quasi inesistente li rende estremamente reattivi e precisi, senza causare doppi click nemmeno con Debounce Time a 0 millisecondi. Peculiare invece il suono, che nell’implementazione di Lamzu risulta un pò “metallico” e molto diverso dai microswitch meccanici Huano del Maya o dagli ottici Raesha adottati nel Thorn, rispetto ai quali gli Omron risultano nettamente superiori sotto ogni aspetto. La connessione è stabile ed offre una tracciatura precisa a tutte le soglie di Polling Rate, ma soltanto le più alte garantiranno le migliori performance di jitter del puntatore in combinazione con un PC di fascia alta ed un monitor con Refresh Rate di almeno 360Hz. L’uso di alti valori di Polling Rate o di Sleep Time, condiziona direttamente l’autonomia del mouse che risulta di poco inferiore alla media di settore, soprattutto in combinazione alla “Competition Mode”, una modalità attivabile dal software che permette di massimizzare le prestazioni complessive a discapito dell’efficienza energetica. Nei nostri test il Maya X ci ha fatto registrare circa 30 ore a 2000Hz, 20 ore a 4000Hz e 9 ore a 8000Hz in “Competition Mode”, e rispettivamente 32, 22 e 12 ore nella modalità “High-Speed Mode”. In tutti i test abbiamo adottato LOD a 0.7 millimetri e Sleep Time impostato a 30 secondi. Promosso infine il software “Aurora” la cui interfaccia web risulta di facile utilizzo e completa di tutte le più importanti funzionalità. Manca tuttavia la possibilità di alternare i tre profili personalizzati direttamente dal mouse senza dover ogni volta ricorrere al software.