Aperto lo chassis dell’alimentatore, anche un utente non proprio esperto penserà di trovarsi dinanzi ad un prodotto particolare, notando subito l’assenza di strutture dissipanti, ed in alcune aree – un’inconsueta disposizione della componentistica, complessivamente molto ordinata e senza sovra-affollamenti. Ancor più se considerate le dimensioni ridotte dello chassis (140 mm) e la potenza nominale dell’alimentatore. Il piccolo dissipatore sui ponti raddrizzatori è infatti l’unico in tutto l’alimentatore, poichè LC-Power ha impiegato mosfet di tipo SMD, ovvero direttamente saldati sui pcb e privi di strutture dissipanti dedicate. Primo importante indizio dell’impiego di componentistica notevolmente sovra-dimensionata, con cui ridurre al minimo la dispersione in calore. Si nota poi anche l’utilizzo di meno ingombranti induttanze incapsulate in ferrite, nonchè una meno convenzionale distribuzione dei componenti: dopo l’aree EMI e PFC, la corrente passa per il centro del pcb, sdodandosi in una particolare serpentina che conduce alle linee in uscita. Dati tali elementi di novità, non ci stupisce che non si conoscano il produttore di terze parti e la piattaforma alla base di questo LC6850M V2.31. I sospetti di molti addetti ai lavori convergono sulla ormai onnipresente CWT. Chissà che non si tratti invece di un outsider asiatico come ad esempio HKC. Vediamo più nel dettaglio la componentistica utilizzata ed il percorso fatto dalla corrente.
Come di consueto, la corrente subisce un primo filtraggio già alla presa, dove oltre ad un interruttore bipolare, trova posto un piccolo pcb ospitante due condensatori ad Y, una classica induttanza ed un grande condensatore ad X in polipropilene metalizzato, dedicato allo stand-by. Il filtraggio continua poi sul pcb principale con altri due condensatori ad Y ed un altro ad X, identici a quelli sulla presa, oltre ad un altro condensatore ad X in film polipropilenico di colore bordeaux. Non manca un semplice fusibile a protezione della rete da sovraccarichi, come quelli causati ad esempio da un corto-circuito sull’alimentatore.
Dopo il primo filtraggio, l’onda della corrente alternata viene raddrizzata da ben due ponti raddrizzatori imbullonati all’unico dissipatore sull’unità. Si tratta di due GBU15J, ognuno capace di condurre 15 Ampere ad un picco di 600 Volt fino a ben 150° di temperatura. LC-Power ha evidentemente sovra-dimensionato i ponti raddrizzatori e li ha dotati di un dissipatore dagli ingombri molto ridotti. Data anche l’assenza di modalità zero rpm, dovrebbe dimostrarsi sufficiente in tutte le situazioni di carico. Subito dopo, la corrente viene filtrata da un altro condensatore ad X in polipropilene, ed il segnale pulito da un’interessante doppia coil in ferrite di colore verde. Si tratta di una soluzione moderna, con cui si riducono gli ingombri e si abbattono ronzi e disturbi, senza ricorrere alle classiche schermature in materiali plastici, telati, ecc.
Tra la suddetta coil ed il condensatore primario (in rosso), troviamo un termistore ed un relè (in blu) preposti a proteggere i circuiti dai picchi della corrente di spunto in fase di accensione. Fase dopo la quale il termistore viene bypassato dal relè Fujitsu, arrivando all’APFC che andrà a caricare un unico, grande e buon elettrolitico della taiwanese Teapo, da 400 V e ben 680 uF, tarato per operare fino a 105°, così come ci si attende da un alimentatore destinato a contesti di utilizzo intensivo.
I protagonisti di tale fase di correzione attiva del fattore di potenza (APFC), sono due mosfet ed un diodo di boost, direttamente saldati ad una daughterboard e privi di dissipatore (in rosso), secondo appunto la tecnologia SMD (Surface Mount Technology). I tre componenti sono stati dotati di schermature metalliche che dovrebbero favorire la dissipazione ma che ne rendono difficile l’identificazione. Intuiamo infatti soltanto le sigle sui due mosfet (poichè uguali ad altri mosfet trovati successivamente) ma non le relative specifiche. Dato il design SMD e visto anche quanto implementato sugli altri modelli della serie, è certo però che LC-Power abbia anche qui sovra-dimensionato abbondantemente, per ridurre drasticamente la dispersione in calore. Sempre sulla daughterboard troviamo un collaudato CM6800UBX (in blu) del leader di settore Champion, impiegato come controller combo PFC/PWM. All’angolo del pcb principale (in rosso), dopo la daughterboard SMD, scorgiamo altri due condensatori ad Y ed uno ad X in polipropilene, nonchè un varistore, prezioso nella protezione dei circuiti dai transienti di tensione. Subito accanto, a pulizia del segnale, un’altra doppia coil in ferrite di colore blu di dimensioni più generose (in blu). Poco distante, sul pcb principale, troviamo invece i componenti dedicati allo standby (in giallo): un controller PWM EM8564A di Excelliance (integrante funzioni di protezione dei circuiti UVLO, OTP, OLP e OVP), un trasformatore ed un diodo Schottky MHCHXM.
Oltrepassando il condensatore Teapo posto al centro, ritorniamo sul lato opposto del pcb e ci avviciniamo al secondario. Prima del trasformatore a 12 Volt, un’altra daughterboard ospita altri due mosfet di switching, identici a quelli trovati nel circuito PFC (foto a sinistra). Subito dopo il trasformatore invece, altre due daughterboard, dedicate rispettivamente alla 12V (in giallo) e alle due linee minori da 3,3/5V (in rosso). Sulla prima, un diodo Schottky S40D60CL prodotto da Mospec (40A – 60V), tre mosfet Oriental Semiconductor SFS06R03GF e tre IPS 014N04SA. Sulla daughterboard DC-DC troviamo invece quattro mosfet IPS 018N03S. Dedicato al monitoraggio delle linee in uscita, con protezioni OVP ed UVP, un supervisore a tre canali GR8313 di Grenergy. In quest’area del pcb principale, ovvero l’ultima tappa che farà la corrente sul pcb principale prima di arrivare alle connessioni modulari, si apprezza la presenza di condensatori quasi esclusivamente a stato solido, nonchè di una grande induttanza a pulizia della 12 Volt in uscita. Ci si aspetta un ripple molto contenuto.
L’attenzione dimostrata da LC-Power nelle linee in uscita di questo LC6850M V2.31, trova valorizzazione con l’implementazione di quattordici condensatori polimerici ad ultimo filtraggio delle linee, proprio a ridosso delle connessioni che serviranno i i cavi modulari.
Sull’altro versante del pcb di questo LC6850M V2.31 non troviamo alcun componente. Possiamo solo apprezzare la buona fattura delle saldature, che ci fa pensare ad un OEM con una buona esperienza.
Il raffreddamento dell’LC6850M V2.31 è affidato ad una ventola nel classico diametro da 120 millimetri, con rotore a sette pale e motore di tipo ball bearing. LC-Power ha preferito una colorazione bianca/grigia semi-trasparente, al classico nero.